VACCINI ALL’ITALIANA – è necessario, ma lo stiamo gestendo male. Cosa accade…


La rapidità delle prime vaccinazioni potrebbe rivelarsi il tallone d’Achille a causa di errori nella programmazione: oltre i problemi della Pfizer, la follia italiana dei tempi di richiamo (3 mesi, invece dei 21 giorni necessari!!!). L’allarme degli scienziati: “Così rischiamo di rafforzare il virus”. Cronistoria di gennaio.

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I vaccini sono necessari al superamento della pandemia, congiuntamente a vari tipi di cure ancora sperimentali (tra cui, gli anticorpi monoclonali). Purtroppo in Italia stiamo rischiando di creare problemi enormi, perché non abbiamo considerato tutte le variabili della fase operativa: dai possibili ritardi nella consegna delle nuove dosi, ai tempi di somministrazione del richiamo… completamente sbagliati e, anzi, potenzialmente pericolosi (Burioni: rischiano di rafforzare il virus).

Al 15 gennaio un milione di vaccinati in Italia (dati ANSA). Siamo i primi in Europa. Dovrebbe essere un dato incoraggiante, invece l’orizzonte è preoccupante, per varie cause. Guardiamole una a una e come si legano in un pessimo intreccio.

1 gennaio – Primo segnale di allarme, forse sottovalutato. Il capo della BioNTech dichiara: “Da soli non ce la facciamo a coprire il fabbisogno” (fonte: RAINEWS). Il vaccino Pfizer, da solo, non è sufficiente a coprire la domanda di tutta l’Unione Europea. Attenzione a questo dettaglio: lo SAPEVAMO ad INIZIO MESE.

13 gennaio – Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana di Medicina generale (Simg), afferma che il richiamo può essere fatto anche 3 mesi dopo (fonte: ANSA).

Immediatamente autorevoli medici gli fanno notare il contrario.

Stefano Vella, ex-Presidente AIFA: “I dati scientifici dicono che la quantità giusta di anticorpi neutralizzanti anti Covid arriva dopo la seconda dose” (fonte: ANSA)

Lo stesso Burioni si esprime il 16 gennaio attraverso la sua Pagina FB: “Sappiamo che somministrando due dosi di vaccino (a 21 gg per Pfizer; a 28 per Moderna) si ha una protezione del 95%. Qualunque modifica di tempi e modi della somministrazione del vaccino non solo può diminuire l’efficacia della vaccinazione, ma inducendo una immunità completa può addirittura favorire l’emergenza di varianti in grado di sfuggire al vaccino. Questi i dati scientifici incontrovertibili. La mia personale opinione è che modificare tempi e modi di somministrazione dei un vaccino efficace durante una pandemia è una decisione molto vicina alla follia”.

15 gennaio, la doccia fredda – La Pfizer diminuisce la quantità di vaccini, come evidenzia la stampa nazionale (fonte: ANSA).

L’allarme arriva dal Commissario Straordinario all’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri: “Alle 15,38 di oggi la Pfizer ha comunicato unilateralmente che a partire da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno rispetto alla pianificazione che aveva condiviso con gli uffici del Commissario e, suo tramite, con le Regioni italiane. Non solo: ha unilateralmente deciso in quali centri di somministrazione del nostro Paese ridurrà le fiale inviate e in quale misura. Analoga comunicazione è pervenuta a tutti i Paesi della Ue. La Pfizer ha altresì annunciato che non può prevedere se queste minori forniture proseguiranno anche nelle prossime settimane, né tantomeno in che misura” 

La Pfizer confessa: “Pfizer sta lavorando duramente per fornire più dosi di quanto inizialmente previsto con un nuovo obiettivo dichiarato di 2 miliardi di dosi nel 2021” (Qui Finanza).

“Rallentamenti, giustificati dalla volontà di implementare la produzione, quantificati dal governo di Berlino in 3-4 settimane” (Repubblica).

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Alcuni approfondimenti:

Una soluzione, in ogni caso, deve essere trovata. Pfizer ha già spiegato che per riuscire a produrre l’ingente numero di dosi richieste dai vari Paesi (si parla di 2 miliardi di dosi per il 2021) si è vista costretta ad apportare dei cambiamenti alla struttuta di produzione. Tali cambiamenti e modifiche necessitano di”ulteriori approvazioni normative” e per tale ragione”fluttuazioni nei programmi di ordini e consegne nello stabilimento belga di Puurs” possono essere una ovvia conseguenza. Da qui i rallentamenti. “Avranno dei ritardi nelle prossime 3 a 4 settimane a causa dei lavori in corso nello stabilimento di Puurs, in Belgio, dove le dosi vengono prodotte”, ha spiegato anche il ministero della Salute tedesco, come riportato da Agi” (Il Giornale)

Addirittura c’è chi ipotizza la speculazione: “Vaccini, taglio del 29% delle dosi Pfizer: il sospetto che venda ad altri Paesi” (Repubblica)

La corsa al milione di vaccinati potrebbe diventare preoccupante se non dovessero arrivare, per tempo, le giuste dosi. Abbiamo corso senza tenere conto della necessità del richiamo. Rischiamo mutazioni del Covid.

L’azzardo politico ha prevalso sull’analisi scientifica?

E’ già accaduto nel passato recente, a inizio emergenza, quando il Governo ha deciso il lockdown con 40 giorni di ritardo, ben sapendo dell’allarme dei virologi (Prof. Maurizio Viecca, Direttore del Dipartimento di Cardiologia e del Dipartimento Alte Specialità dell’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano: leggi l’intervista).

Conclusione – tempi di richiamo palesemente SBAGLIATI. Potrebbero esserci problemi con le nuove dosi… e lo sapevamo dal primo gennaio. L’azienda tedesca era stata chiara a riguardo. Non potevamo non sapere. Per cui viene da chiedersi se il gioco dei 3 mesi per il richiamo sia una “pezza a colori” per camuffare l’impossibilità logistica di svolgerlo nei 21 giorni necessari.

Domanda ingenua: invece del milione di vaccinati, rischiando il richiamo, non sarebbero stato possibile limitarsi a 500mila, assicurando i 21 giorni necessari, dato che dal primo gennaio sapevamo dei problemi dell’azienda tedesca?

C’è quella famosa barzelletta che termina così:

L’inferno è dove la polizia è tedesca, i cuochi sono inglesi, i meccanici sono francesi, gli amanti sono svizzeri ed è tutto gestito dagli italiani

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