Stare a casa o no? Gli effetti sui piccoli


L’impatto emotivo può essere devastante. Stare a casa è dura, ma li si può abituare. Incontrare amichetti e nonni e non poterli abbracciare, invece, rende più difficile riprendere l’andamento.

Non posso sapere come si sia arrivati alla conclusione di far uscire i bambini e non voglio neanche mettere in discussione la decisione. Mi viene spontaneo, però, fare delle riflessioni sull’aspetto psicologico per i bambini

Per iniziare: un bambino alla volta, con un solo genitore.

Cosa si fa in una famiglia con più bambini?

Come si sceglie chi deve uscire prima e chi deve stare a casa per uscire dopo?

Considerando che non si prevede che si esca spesso per situazioni di necessità, bisogna convincere i bambini rimasti a casa che poi usciranno anche loro.

Non parlo dei capricci. Mi riferisco all’impatto sulla loro psiche, già abbastanza provata.

Questa è un’altra trappola psicologica per il bambino, che finalmente esce, per fare cosa? Un giretto al supermercato, in fila, distanti almeno un metro, attenti a non toccare il carrello e attenti a non prendere niente dagli scaffali.

Cosa fare se il bambino/a incontra, magari mentre aspetta l’ascensore, o in fila fuori dal supermercato, l’amichetto che non vede da giorni? Certo non li si può lasciare avvicinare o correre incontro. Che effetti profondi ha questo divieto?

Poi ci sono i nonni. Quale nonna/o normale sa che può vedere i propri nipoti e non si fa trovare sotto casa, o fuori dal negozio, giusto per vedere un minuto il nipote?

Anche questa circostanza può creare ansia nel bambino, che vede il nonno a la nonna e non deve correre incontro ed abbracciarli. Non deve neanche avvicinarsi. Insomma, un carico emotivo non indifferente per il giovanissimo.

Oltretutto, frattanto, l’abitudine a stare a casa ha creato dei riti che, ora interrotti, creano aspettative. Ed è più difficile riprendere l’andamento precedente.

Queste sono alcune considerazioni che si si possono fare. Io penso che abbia fatto bene De Luca. Probabilmente la sua ordinanza non nasce da motivi psicologici, però, a mio avviso, al punto in cui siamo, il suo divieto dà ai bambini una maggiore stabilità psicologica. Conferisce un senso di continuità che un bambino può far suo più facilmente.

Sarebbe diverso se vicino alle nostre case avessimo spazi aperti dove poter andare e far passeggiare i bambini, lontani gli uni dagli altri. Magari anche correre… ma non li abbiamo.

Immagine: Ben Wicks su Unsplash

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