Kali terrificante? La Bibbia sa spingersi oltre. Cautela nel valutare miti e religioni.

Kali terrificante? La Bibbia sa spingersi oltre. Cautela nel valutare miti e religioni.

Soprattutto nel mondo occidentale il culto legato alla principale divinità oscura dell’Induismo crea disorientamento (e ostilità). Alcuni aspetti del mito e della storia evidenziando fatti spesso trascurati: il mondo ebraico-cristiano è davvero privo dell’aspetto distruttivo? C’è, nascosto in cantina. Tra angeli della morte, visioni, olocausti e auto-sacrifici.

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Kali? L’entropia è una danza cosmica che distrugge per ricreare

Prof. Angelo Calabrese (1936-2020)
giornalista e critico artistico-letterario (UNESCO)

Nel mito hindu due stirpi divine sono in guerra, deva e asura. I secondi spesso considerati “demoni”, o almeno forze istintive ed egoiste [1]. Durante una delle battaglie più feroci i deva rischiano la sconfitta, quindi irrompe la dea Kali in soccorso, manifestazione terrifica. Kali decapita e beve il sangue dei suoi nemici, fino a inebriarsi e perdere il controllo, cedendo a una furia che rischia di sconvolgere il mondo. E’ costretto a intervenire Shiva, suo sposo, in varie correnti mistiche considerato la principale espressione dell’Assoluto divino, l’origine di tutto. Il dio si sdraia a terra, ai piedi della sua compagna, che deve scegliere tra continuare la danza di morte (travolgendo lo stesso Shiva) e placarsi. La dea riconosce il suo sposo appena in tempo e torna in sé. I deva sono salvi.

Nota [1]: tanto i deva quanto gli asura, tuttavia, superano confini troppo netti, dimostrando grande complessità e varietà. Ci sono deva capaci di atti folli, come ci sono asura capaci di saggezza e benedetti da grande potere. Come ci sono asura addirittura consacrati da forze universali (come osserva il tantrika Luca Bevilacqua).

Non è possibile raggiungere la Liberazione senza la Consapevolezza non duale. La Dea Kali, personificazione divina e femminile dell’Oscurità, è colei che ci permette di fare ciò.

Shankar Kulanath (Marco Scarinci)
Tantrista e Sacerdote del Tempio “Sri Lakhsmi-Narayana” di Catania (Unione Induista Italiana)
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Il grande Giorno della Sua ira, John Martin

Kali, la Madre Oscura, si presenta terribile. La collera divina diventa furia cieca e purifica la corruzione esplodendo in una tabula rasa. E’ Colei che Danza nei Campi di Cremazione, la Signora della Morte, del Tempo, del Karma, della Notte e della Giustizia.

Nel mondo giudaico-cristiano troviamo l’analogia coll’ “Ira di Dio”, che al di là del Diluvio Universale (d’antica marca babilonese) offre preziosi esempi anche nei tempi successivi.

Alcuni “critici” di fede cristiana, strani pionieri nelle complesse cose orientali, ipotizzano la condizione demoniaca della dea Kali. Paradossalmente è la stessa Bibbia ad offrire casi ben più drastici, puntualmente giustificati coll’idea dell’Ira di Dio. Quando la morte è voluta dalla divinità ebraico-cristiana, è ira divina. Quando invece è portata da divinità di altri culti, è demoniaca. Chiaramente c’è qualcosa che non va, diventa ipocrisia. Nell’antico mondo greco Ade era un demone o un dio? E Persefone?

Vediamo alcuni casi…

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La distruzione di Sodoma e Gomorra, John Martin

«(…) gli abitanti di Sòdoma (…): «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot (…) disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto (…)» (Genesi 1).

«(…) il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore.Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo [nda, compresi donne e bambini]. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale» (Genesi 19).

Qualche teologo potrebbe citare i passi affermanti la colpevolezza di tutta Sodoma. Qualche bizzarro predicatore addirittura interpreta: «Era senza bambini e composta da soli omosessuali!», nel labile confine tra ermeneutica e “pezze a colori” (osservazione del tantrika Nadim Zein).

Di conseguenza, ci tocca ricordare la sintetica ed esemplare ultima piaga, l’Angelo della Morte sui primogeniti egiziani. Ci sarebbero tanti altri casi, anche di sacrifici umani, ma questo dovrebbe bastare.

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Proseguendo…

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L’Angelo della Morte

DA GAVRI’EL A CRISTO


Uscendo dal confine cristiano e andando nel mondo talmudico esistono narrazioni ancora più chiarificanti:

«Il Santo [Dio, nda], sia Egli benedetto, disse a Gavri’el [Arcangelo Gabriele, nda]: “Vai a porre una tew di inchiostro sulla fronte dei giusti, cosicché gli angeli della distruzione non abbiano potere su di loro; e una tew di sangue sulla fronte dei malvagi, cosicché gli angeli della distruzione abbiano potere su di loro. L’attributo del rigore disse al cospetto del Santo (…): “Signore del mondo! In che cosa differiscono gli uni dagli altri?» (Talmud Bavli, Shabbat 55a  – trad. Giulio Busi e Elena Loewenthal, Mistica ebraica, Einaudi, 1995).

Nell’eventualità della replica: “Nel Nuovo Testamento tutto cambia”, ricordiamo che la divinità biblica rimane capace di cose tremende – tale si mostrava in antichità – seppur “giusta”. Nel passaggio da “Adonai al Signore”, la storia del Vecchio Testamento rimane dunque “sacra”, “rivelatoria” e “divina”. Il Signore biblico è perfettamente in grado di fare quello che ha fatto ed è perfettamente in grado, come nei Vangeli, di utilizzare la morte corporale di suo Figlio in terra (arricchita da torture e tormenti vari) per redimere l’umanità. Nel Cattolicesimo in particolare, essendo Cristo il Dio Incarnato, nel contempo uomo e divino, la tortura e la morte vengono sperimentate ed estese su più piani. La divinità biblica, tanto nel Vecchio quanto nel Nuovo Testamento, è considerata “giusta e superiore” anche quando sceglie morte e atrocità.

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La Passione di Cristo

Gli uomini avevano la possibilità di non crocifiggere Cristo, impedendogli di compiere la sua missione in terra? Anche qui si sfocerebbe in una complessa ermeneutica finalizzata a diverse chiavi di lettura, ma probabilmente caratterizzata nel mantenimento di due condizioni: 1) il “Dio del Nuovo Testamento” è lo stesso del “Vecchio Testamento”; 2) Il Dio del Nuovo Testamento agisce solo per amore e compie un unico grande sacrificio sul figlio. Evidenziamo: lo compie! E pur nell’ottica del mistero dell’amore divino, è un sacrificio/auto-sacrificio tremendo, come testimoniano la paura e la sofferenza “umana” del Messia.   

Ulteriore considerazione. Pur ammettendo l’idea, di molti cristiani, della netta differenza tra i fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento (magari senza una “eredità spirituale”), si tributa comunque il giusto rispetto alla religiosità ebraica… nonostante gli aspetti (spesso) vendicativi e molto cruenti della divinità. Perché non accade la stessa cosa con gli aspetti distruttivi delle divinità hindu? Non per logica, né per coerenza, bensì per mera familiarità culturale: certe storie vengono assimilate sin da bambini, dal catechismo, dai racconti di Pasqua, ecc. Il Papa Giovanni Paolo II col “Fratelli Maggiori” ha fatto il resto (legittimamente, a parere nostro).

Torniamo alla crocifissione di Cristo… è proprio nella simbologia dell’autosacrificio che si realizza anche l’aspetto più mistico di Kali: «La morte è un sacrificio di sé stessi, del proprio ego, degli attaccamenti e delle varie illusioni che ci circondano. Kali insegna al proprio devoto come eliminare tutto ciò che è tossico e che non lo fa evolvere (…) Il taglio è netto e cruento» (Mata Devi, devota di Kali). Il devoto a Kali, negli aspetti raffinati del culto, spesso sfocianti nel Tantrismo, sacrifica alla dea il proprio egoismo, gli attaccamenti, i vizi e tutto ciò che gli impedisce di abbracciare la comunione col tutto: lo splendere della pura coscienza. La liberazione.

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Il devoto aspira a bruciare l’ego (e tutti i propri aspetti “inferiori”) nelle terribili fiamme della dea, che è Signora del Karma e della Giustizia. Egli, così facendo, una volta mondato dall’”oscuramento della coscienza”, abbraccia l’aspetto materno e benevolo di Kali, nascosto dietro l’apparenza terrifica. Nel mito riordiamo in che modo Shiva ne placa la furia distruttiva. E’ non accontentarsi della penombra e della sera, preferendo attraversare la più nera mezzanotte… per poi trovare l’alba. Ricordiamo la poesia del mistico Vivekananda: «La Madre appare a chi ha il coraggio di abbracciare il dolore (…)».

Un aneddoto. Lo stesso Yogiraj Gurunath Siddhanath, noto maestro di Kriya Yoga, Sat Guru, conosciuto coll’appellativo di “Gioiello d’Oriente”, quando capita di farsi del male, tipo in un incidente, usa dire: «E’ la benedizione di Kali, stai bruciando Karma» , intendendolo in forma purificante (che NON significa ricercare incidenti fisici).

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Bhairava e Bhairavi (considerata una forma di Kali)

Per diverse vie, in Oriente, avviene lo stesso. La Madre Oscura Kali e Bhairava il distruttore sono egualmente “giusti ed elevati”, seppur tremendi. Come sono “giuste” le altre espressioni del divino, fino agli aspetti misericordiosi.

Oltre l’importanza religiosa, nel Tantrismo, l’esoterismo del mondo Induista, l’incontro mistico con Kali diventa necessario all’elevazione spirituale: «Maschile e Femminile, Luce e Oscurità, Vuoto e Forma, Io e Mondo, Vita e Morte. Ne segue che la Morte e l’Oscurità hanno lo stesso valore della Vita e della Luce, e non è possibile raggiungere la Liberazione senza reintegrare la loro natura nella Consapevolezza non duale. La Dea Kali – personificazione divina e femminile dell’Oscurità, del Tempo che distrugge e divora ogni cosa – è colei che ci permette di fare ciò. Morte e l’Oscurità hanno lo stesso valore della Vita e della Luce, e non è possibile raggiungere la Liberazione senza reintegrare la loro natura nella Consapevolezza non duale. La Dea Kali, personificazione divina e femminile dell’Oscurità, (…) è colei che ci permette di fare ciò» (Shankar Kulanath -Marco Scarinci-, Tantrista e Sacerdote del Tempio Sri Lakshmi Narayana di Catania).

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DA SAN FRANCESCO A VIVEKANANDA


In definitiva, la distruzione, come percepita dall’uomo, risulta di limitata comprensione. Logiche del mondo, della natura, del cosmo, dello spirito, che normalmente trascendono tanto l’individuo quanto la specie. O come dice San Francesco: «Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare (…)». Ebbene, torniamo a citare anche il mistico hindu Swami Vivekananda, considerato un Santo Illuminato. Egli afferma sostanzialmente la stessa cosa quando recita i suoi versi a Kali:

«Vieni Madre, vieni. La Madre appare a chi ha il coraggio di amare il dolore e di abbracciare la forma della morte, danzando nella danza della distruzione».

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Thug e Kali

Spesso si fa riferimento all’antica e segreta setta dei Thug, assassini adoratori di Kali, fenomeno debellato nell’Ottocento. Alcuni consideravano questi racconti una semplice propaganda dei coloni inglesi, per giustificare varie azioni militari di dura repressione. Ma…

Gli storici attuali hanno verificato tutte le fonti e sono giunti alla conclusione che limitarsi a parlare di un semplice “falso storico” sia scorretto [2]:

«Si è trattato di un movimento religioso o di un semplice fenomeno criminale? La risposta non è semplice, anche perché sulle origini dei thug le conclusioni non sono facili. (…)  i thug non sono tutti indù: ce ne sono anche di musulmani (…). Proprio in quanto non legati a una specifica religione. (…) Secondo le parole di Feringhea, leggendario capo thug e in seguito “pentito” al servizio della giustizia inglese – nell’Ottocento i thug, troppo presi dalla cupidigia del bottino, avrebbero dimenticato la loro funzione religiosa e trascurato i loro riti, perdendo la protezione della dèa e votandosi così a una distruzione di cui gli inglesi sarebbero stati un mero strumento» (archivio CESNUR: I Thug).

Gli studi più recenti affermano che i Thug erano il risultato dell’incrocio delle ali più estreme e deviate dell’Induismo e dell’Islam, in un fenomeno che superava caste, etnie e religioni.

Nota [2]: Dall’ideologia colonialista si era passati dall’ “ideologia anti-colonialista”, ignorando le fonti storiche e preferendo declinare il tutto sul pregiudizio e sulla propaganda inglese. Successivamente, per rigore scientifico, il caso è stato riaperto e analizzato con maggiore oggettività. 

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Inquisizione

I Thug tuttavia erano sostanzialmente una realtà estrema, frammentata e “periferica”. E’ possibile ricordarsi di una situazione tanto piccola, ambigua e, nel contempo, dimenticare l’Inquisizione? Inquisizione che era un’istituzione ufficiale, “grande” e molto potente. Come si dimentica il mea culpa in tutti i casi in cui le forze della Chiesa si sono profondamente intrecciate con tiranni, dittatori, soprusi, abusi e speculazioni politico-economiche anche di enorme portata.

Ancora oggi, nell’universo hindu, risaltano casi di cronaca in cui squilibrati e fanatici religiosi compiono sacrifici umani per onorare Kali, soprattutto nel mondo rurale. Ma sono fenomeni che investono lo stesso mondo cristiano, tra pazzi e sette varie, di cui la cronaca è piena.

Quando si parla di Cristianesimo prontamente si indica differenza tra la parte “pura” e le “deviazioni”, evitando di “restituire il favore comparativo” quando i chiaroscuri si manifestano negli uomini delle altre fedi. 

Consideriamo inoltre che persino il pacifico e benvoluto Buddhismo non è estraneo a queste dinamiche corrosive, in cui fanatismo, politica e interessi economici si sovrappongono nel modo peggiore: «nella pratica, anche la filosofia buddista è stata travisata e adottata come vessillo di lotte politiche totalmente incompatibili con il suo messaggio originale. (…) L’esempio più attuale lo troviamo in Myanmar (…). Più di 430mila persone sono scappate (…). ONU: “un esempio da manuale di pulizia etnica”» (articolo The Vision: stermini buddisti).

Lo stesso Buddhismo non è estraneo anche a importanti casi di pedofilia, che hanno creato scandalo in tutto il mondo, seppur in occidente risultino meno noti degli orrori che coinvolgono la Chiesa (una sintesi su: TelefonoAzzurroFans: Buddhismo e pedofilia).

Per concludere la parentesi internazionale, ricordiamo anche i casi, in India, di lotte tra hindu, cristiani, musulmani e dalit (i fuori casta), riassumibili nel desiderio delle “etnie, caste e classi deboli” di godere di maggiori diritti politici, in un quadro dove le caste forti impongono condizioni troppo sbilanciate. Situazione nota da tempo: «Negli ultimi anni si riscontra un inasprimento delle violenze da parte degli estremisti indù nei confronti delle comunità cristiane in India. Precedentemente gli attacchi erano rivolti soprattutto alla comunità musulmana in India». (archivio del Senato: Affari Internazionali)

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Shashi Tharoor, candidato presidenza ONU

Nonostante ciò, è stesso dal mondo Induista che si alzano forti voci in favore del dialogo inter-religioso. Addirittura il famoso autore Shashi Tharoor, che fu discepolo del santo Vivekananda, nonché candidato nel 2006 a segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato: «Come fedele hindu provo vergogna (…) i trasgressori stanno tradendo i principi dell’Induismo». (articolo: Chiesa Espresso Repubblica.it).

O ricordiamo la testimonianza di Joe Biswamitra Naralloo, Sacerdote hindu del Tempio Shri Vishnu Temple di Milano: «E’ da quando sono bambino che festeggio il Natale» (guarda la video-intervista).

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Proseguiamo…

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Kali

ESTETICA DEL TERRIFICO, KALI E GLI ANGELI DISTRUTTORI


Superando ogni necessità argomentativa, i più, addirittura, nell’affermare errori sulla dea Kali, preferiscono limitarsi all’estetica: una divinità dal colore della pelle nera (o bluastro), nuda, con indosso crani e pezzi di corpi, nell’atto di decapitare il nemico e berne il sangue. Qualcuno potrebbe supporre la natura demoniaca della dea a causa dell’aspetto terrificante: «Persino alcuni induisti se ne guardano bene di adorarla per una forma di timore (ignoranza) assolutamente immotivata» (Mata Devi, devota di Kali). In questa parte del discorso non scenderemo nel significato simbolico di ogni attributo di Kali, declinando su un altro tipo di comparazione, esclusivamente estetica.

Nella Visione di Ezechiele, in comune tra mondo ebraico e cristiano, abbiamo una descrizione dettagliata di una categoria di angeli (Ofannim, “ruote”) alla base del “Trono di Dio”. Dalle parole del profeta biblico si evidenzia una fisiologia assolutamente inumana, finanche “aliena”, ben distante dallo stereotipo dell’angelo alato in tunica bianca: “ruote nelle ruote, con numerosi occhi su tutto il corpo”:

«Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno» (Ezechiele, Capitolo 1).

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Ofannim

Uscendo dal confine cristiano ed entrando nel misticismo ebraico, troviamo la descrizione delle “Sante Creature Viventi” (Chayyot ha-qodesh), da alcuni identificati come i Cherubini, che compaiono anche nella Visione di Ezechiele. Ebbene, questi angeli, in sintesi, appaiono come giganteschi, con corna e fiamme: «Un fiume di fuoco (…) Donde sgorgava? Dal sudore delle Chayyot» (Talmud Bavli, Messeket hagigah); «Sui corni delle Chayyot si trova il firmamento» (Midrash konen, Studio della creazione). Secondo molte interpretazioni, nonostante l’aspetto terrificante, le Chayyot sono la classe angelica più elevata, la più vicina al Dio.

Come accaduto con l’aneddoto di Gavri’el (Arcangelo Gabriele), abbiamo un’altra e più esemplare descrizione della “spietatezza” angelica. Si fa riferimento all’angelo Chashmal (fulmine/elettrodo), preposto alla guida del coro angelico dei Chashmalim, «creature di fuoco parlanti» (Talmud bavli), capace di incenerire un fanciullo, colpevole di “non essere abbastanza preparato”: «Una volta un fanciullo studiava lo Chasmal; venne una vampa di fuoco e lo inghiottì (…)  il fanciullo era troppo precoce» (Talmud bavli). Ovvero, forze provenienti dal divino, inumane, che distruggono chi si trova avanti, se impreparato, indipendentemente dal giudizio “colpevole o non” come umanamente inteso. Vi ricorda qualcosa?

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Talmud Bavli

DANNAZIONE ETERNA E REDENZIONE


Altro aspetto assai significativo è il concetto di punizione e colpa. Nel mondo cristiano è radicata l’idea della “dannazione eterna”, interpretata in vari modi: dalla tribolazione, alla contemplazione della lontananza dal divino. Nel Cristianesimo ci sono errori senza possibilità di perdono.

Nel mondo induista, per quanto abitato dalle terrifiche devi, tra cui spicca Kali, abbiamo addirittura casi di incredibile capacità di perdono divino: persino ai demoni peggiori è concessa la possibilità di redimersi e ascendere a una condizione superiore. Nulla è immobile. Le divinità hindu, nella stessa ritualità quotidiana, si caratterizzano: «nell’alternarsi di forze creatrici e cataboliche, che permettono l’equilibrio dell’universo» (video-articolo del Tempio di Napoli).

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La Devi e le sue manifestazioni terrifiche combattono i demoni

A riguardo basti leggere l’importante opera Devi Mahatmya, che narra la battaglia tra la suprema divinità femminile e gli asura, un leggendario evento cosmico dove bene e male si fronteggiano. La divinità decide di uccidere in un certo modo le forze infere al fine di purificarle, permettendo loro un’ascesa spirituale: «sebbene possano aver commesso tanto male da condannarli a lungo in preda al tormento, quando abbatti i nostri nemici, o Devi, tu pensi infatti: “che possono raggiungere il paradiso morendo in battaglia con me”» (Devi Mahatmya, 4.18 – trad. di Mataji Beatrice Udai Nath Augar Pir, su www.visionaire.org); «Tu dirigi le Tue armi contro loro così che anche i nemici, purificati (…), possono raggiungere i mondi più alti. Tale è la Tua intenzione più gentile verso loro». (Devi Mahatmya, 4.19 – trad. di Jimmy Penzo su www.aghori.it). Evidenziamo che nell’opera la dea Kali è “parte” della Devi.  

Nell’Induismo persino le più feroci manifestazioni divine, sostanzialmente, si mostrano benevole nei confronti di creature “infere”, non relegandole a un’eternità di sofferenze, ma elevandole attraverso il sacrificio dei loro desideri di conquista.

Non dimentichiamo un altro particolare poco noto in Occidente. Nell’Induismo, per essere protetti dai pericoli e dal male, spesso ci si appella alle stesse divinità terrifiche. In Italia abbiamo il caso della scrittrice Penelope Delle Colonne, tra le più note autrici del gotico contemporaneo, sin da giovanissima preda di terrori notturni: degli amici hindu le hanno donato una murti della dea Kali in protezione, consacrata da ben due correnti religiose. La celebrazione è stata guidata da Gowry Nayakam, Sacerdote del Tempio “Arulmihu Sri Siththy Vinayagar Alayam” di Napoli (il video-articolo).


CONCLUSIONE


Potremmo svolgere due tipi di ragionamento.

Il primo, ateo e/o prettamente simbolico. Si considera il tutto sul piano prettamente storico, mai rivelatorio o trascendente, mai sacro, magari psicologico. Filosofico? Discorso chiuso.

Il secondo, di tipo spirituale e possibilmente senza contraddire le verifiche di ordine storico-scientifico. In una delle possibilità di questo ragionamento la complessità del divino (e magari dello stesso “demoniaco”) si troverebbe ben al di là dell’irrigidimento manicheistica. I colori fluiscono per gradazioni e tra lo “zero” e l’”uno” esistono infiniti numeri, generalmente ignorati. Perché le masse, il più delle volte, abbisognano di schemi semplici, spesso adeguatamente limati in funzione utilitarista. Non a caso, storicamente, certe conoscenze più profonde erano riservate a poche classi elitarie e/o sacerdotali. Alle classi “deboli” (per dirlo alla Marx) si elemosinavano semplificazioni “adatte e funzionali” alla società, che tuttavia son rimaste nell’epidermide popolar-religiosa. Come accadeva anche nel mondo cattolico: la Bibbia in latino era uno spartiacque. Quella di Martin Lutero, un’azione straordinaria e rivoluzionaria.  

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Martin Lutero

L’iper-ortodossia, l’eccessiva cristallizzazione, è affare della società, in cui l’aspetto sacro diventa mezzo e non fine. Motivo del “declino spirituale” del nostro tempo (l’affermo prendendo adeguata distanza da Guénon ed Evola!). Il Cristianesimo si è lentamente suicidato, con un preoccupante calo di vocazioni e fedeli (almeno in Europa, come evidenzia uno studio pubblicato su: Il Sole24 Ore: demografia e religioni), preferendo vincere le battaglie invece della guerra, sacrificando l’adattabilità alle nuove generazioni di occidentali (es., i problemi riguardo: metodi contraccettivi, orientamenti sessuali, divorzio, ruolo della donna, ricerca scientifica, ecc.).

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Nel mondo Cattolico, non senza turbamenti, qualche Pontefice ha intuito la catastrofe generazionale e le possibili soluzioni. Imparare a cambiare pelle col cambiare del tempo e della geografia, conservando l’essenza più importante, quella che conta davvero.

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Il metamorfismo e l’adattabilità dei culti plurisecolari e millenari viventi diventano preziosi. Persino il granitico Islam, dove legge e testo sacro coincidono (!), al di là del rapporto tra scienza/ fede/diritti umani, ha saputo sviluppare una pluralità di correnti rispetto alle esigenze territoriali e temporali: l’Islam in Occidente non è l’Islam euro-arabico, come non è quello asiatico, come non è quello statunitense, come non è quello sub-sahariano (posizione accettata persino dall’iper-critico Magdi Cristiano Allam). Inoltre, nonostante gli eccidi, vivissime sono le forme di Sufismo. In qualche caso, addirittura, come in Senegal, è il Sufismo (di tipo Muridista) a predominare. Fotografando brevemente il Muridismo, abbiamo il Corano che è letto, compreso e “reso adatto ai tempi successivi” attraverso gli scritti del profeta Ahmadou Bamba, considerato un vero e proprio santo capace addirittura di miracoli.

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Ahmadou Bamba

Ebbene, il Sufismo Murid è noto in tutto il mondo per la spiccata tolleranza (matrimoni misti, festeggiamento del Natale, importanza della pace e del lavoro, lotta attiva all’estremismo religioso e in modo particolare a quello islamico) e per l’importanza che viene data alla pace: «Il fondatore del Muridismo, il Maestro Amadu Bamba (1850-1927) fu catturato, imprigionato e torturato dai colonizzatori francesi. Egli fu un Maestro Illuminato e una volta libero decise di perdonarli tutti. Tornato in Senegal impose a tutti i suoi discepoli il perdono del nemico nell’utilità della pace comune. Bamba avrebbe potuto scatenare una rappresaglia, vendicarsi, invece scelse con saggezza e superiorità. Noi facciamo la stessa cosa. Continuiamo a mantenere la pace. Mantenere la pace è una priorità» (Abou Ka, Marabout -Maestro- del Muridismo, già guida della confraternita Murid della Dahira di San Nicola la Strada – dall’intervista del 10 aprile 2017).

Non stiamo affermando che tutto sia rose e fiori (una cosa è la dottrina, altra questione è l’applicazione quotidiana nella relatività umana), bensì che le metamorfosi, nel divenire temporale e geografico, diventano obbligo oltre che norma. Un mutamento a corollario non deve essere confuso con crepa strutturale. E’ solo una pelle che scivola via. Pelle, a propria volta, figlia di precedenti condizioni storiche e geografiche (indipendentemente dal considerare una rivelazione autentica o meno).

Nel poliedrico mondo hindu, tra religiosità plurimillenaria, antichissime correnti yogiche e tantrismo plurisecolare, a cavallo tra tradizioni consolidate ed “eretici progressismi”, storicamente si afferma il realismo del dogma bertaniano: «Finché la barca va, lasciala andare». Poi, quando inizia a non andare più, si rema. Ci si adatta. Qualcosa di “accessorio” viene sacrificato, qualcosa di “utile” viene guadagnato. Il mondo cattolico sembra muoversi in questa direzione negli ultimissimi anni, con una significativa accelerazione rispetto al Concilio Vaticano II.

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