Zuowang, la base della meditazione taoista


Yoga taoista” è un termine improprio. Zuowang, “seduto in oblio”, è quello giusto. Eleva in uno stato di assenza di percezione sensoriale e di pensiero. La base di partenza per la ricerca mistica del Tao. Quando il respiro diventa la chiave. Alcune istruzioni fondamentali.

La meditazione taoista può riguardare un vastissimo tipo di pratiche diverse tra loro. il prof. Komjathy la divide in varie tipologie: visualizzazione, ingestione, osservazione interiore, neidan e meditazione apofatica.

La meditazione apofatica viene solitamente identificata con il termine “zuowang”. Possiamo ritenere questa tecnica alla base della pratica meditativa taoista, sia perché può risultare essere un punto di partenza per la ricerca mistica taoista e sia per i riferimenti storici del termine zuowang. Infatti esso è già presente nel conosciutissimo testo “Zhuangzi”, compilato nel IV secolo a.C.

Zuowang può essere tradotto come “seduto in oblio”. Conoscere il carattere usato per questo termine può risultare molto utile per comprendere gli scopi della sua pratica: si compone del carattere 坐, che vuol dire “seduto” e dal carattere 忘 che può essere tradotto con “dimenticare”. A propria volta questo è composto da 亡, che significa “morire” o “perdere” e dal carattere 心 traducibile con “cuore” o “mente”.

La tecnica di meditazione zuowang porta il praticante in uno stato di assenza di percezione sensoriale e di pensiero. E deve manifestare effetti pratici nella vita quotidiana. Infatti il termine indica uno stato d’essere dell’individuo. Questa pratica può far compiere un processo di trasformazione della mente, in cui essa risulta essere libera da pensieri negativi, giudizi, preconcetti e dalle eccessive emozioni per i nostri successi o insuccessi.

Si accede così in uno stato naturale di calma e quiete, permettendo una maggiore capacità intuitiva e la manifestazione della parte più intima del proprio sé. Si attua un atteggiamento profondamente spontaneo, realizzando in modo pratico i concetti taoisti di ziran e wu-wei. Inoltre, lo stato mentale raggiunto grazie alla meditazione zuowang, è un elemento fondamentale per compiere la ricerca mistica taoista e raggiungere il Tao.

La base della tecnica zuowang è molto semplice da attuare. Ovviamente, anche solo avvinarsi ad uno stato di mancanza di percezione e di pensiero può risultare molto complicato per chi si cimenta per le prime volte.

Esistono diversi accorgimenti e metodi per portare la meditazione zuowang a buon fine e arrivare ad uno stato di oblio.  Metodi da attuare in una fase antecedente alla meditazione vera e propria. Tale fase viene spesso identificata con il termine “jingzuo” (sedersi e calmarsi). Qui il praticante cerca di controllare il corpo, il respiro e la mente.

Controllo del corpo: in questa fase si affronta la prima grande difficoltà della meditazione, si cerca infatti di restare fisicamente immobili. Richiede una forte forza di volontà. Si assume solitamente una posizione seduta (anche quella da sdraiato può andare bene), si cerca di mantenere la colonna vertebrale dritta e di rilassare quanto più possibile le varie parti del corpo.

Controllo del respiro: il respiro viene considerato una chiave di accesso per lo stato meditativo. attraverso il suo controllo si riesce a modificare la frequenza del battito cardiaco e di conseguenza anche lo stato emotivo. Le tecniche del respiro sono tante e varie, esiste però una tecnica basilare, che oltre ad una necessaria consapevolezza del respiro, richiede di controllare l’espirazione fatta attraverso il naso, in modo che risulti essere circa il doppio della durata dell’inspirazione.

Controllo della mente: in questa fase le tecniche taoiste attuabili sono infinite. Sono praticabili tutte le altre metodologie di meditazione taoista. Come primo approccio è consigliabile assumere un atteggiamento da osservatore passivo della propria mente, non combattendo e né lasciandosi trascinare dai pensieri e dalle fantasie che inevitabilmente nasceranno. Ad un certo punto la mente smetterà autonomamente di proiettare pensieri. In questa fase potrebbero presentarsi diversi fenomeni che potrebbero suggerire l’andamento della meditazione. Qui diventa di fondamentale importanza effettuare la meditazione avendo come guida un maestro taoista.

Le prime tracce storiche della meditazione taoista risalgono già all’epoca degli Stati combattenti (480 a.C. – 221 a.C.). Infatti anche famosi testi come il Dao De jing e ancor di più il Zhuangzi, trattano di meditazione. Tuttavia negli antichi testi non sono presenti indicazioni chiaramente tecniche sul come effettuare la meditazione. Ciò non deve stupire, poiché in questo periodo era ancora viva e di indissolubile importanza il rapporto maestro-allievo, quindi non c’era necessità di riportare eventuali tecniche in forma scritta.

Tracce testuali riguardanti la pratica della meditazione sono presenti e forse ancora più rilevanti in altri testi meno famosi dei sopra citati. Probabilmente la più antica prova di tecniche del controllo del respiro è già riportata su un’iscrizione denominata “Xingqi ming”, presente su un pomello di un antico bastone di alto valore, risalente a prima del 400 a.C. La scrittura racconta una basilare tecnica di respiro da applicare per calmare la mente e renderla ricettiva nei confronti di una dimensione spirituale.

Diversi altri antichi testi trattano della pratica della meditazione apofatica, alcuni di questi sono stati scoperti nel 1973 nella tomba di Maiwangdui, insieme ad una antica versione del Dao De jing.

Tra i testi antichi che trattano di questo argomento una menzione particolare deve essere rivolta al “Nei yeh” e allo “Huainanzi. Il primo è un testo databile intorno al 350 a.C., ritenuto essere una delle testimonianze più importanti sulle antiche pratiche della coltivazione interiore taoista. Vi troviamo contenuti inerenti a diverse tecniche taoiste applicate tutt’oggi e in diverse parti tratta della necessità di un percorso apofatico:

«Che il Tao si riveli spontaneamente è qualcosa su cui puoi contare e fare affidamento. Se sei quiescente, lo otterrai, se sei affrettato, lo perderai. Il sottile soffio di vita che è nel cuore appare e dispare, così piccolo che nulla può sussistere al di fuori, e la ragione per cui possiamo perderlo è soprattutto un comportamento affrettato, causa di danni. Se la mente è controllata, e resa quiescente il Tao si stabilirà spontaneamente» (Nei yeh, cap. 34, traduzione tratta da “Taoismo segreto” di Fabio Zanello).

Il Huainanzi è un testo completato nel 139 a.C. e, anche se spesso non viene considerato taoista, nei suoi contenuti risulta essere una delle più elaborate testimonianze del misticismo taoista. Nel Huananzi si prevede un percorso spirituale volto a stabilizzate intenzionalmente la respirazione, eliminare i desideri, focalizzare la mente in modo che non sia distratta o perturbata.

Alla fine della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) e nei successivi secoli crescerà nelle prime comunità religiose taoiste l’interesse per altre forme di pratica meditativa, in special modo per le pratiche di visualizzazione. L’interesse per la meditazione zuowang tornerà più attiva che mai durante la dinastia Tang (618-735), epoca in cui vennero redatti innumerevoli trattati sull’argomento. Il più importante e noto risulta essere indubbiamente lo “Zuowang lun”, attribuito a Sima Chengzhen.

Fonti: “Daoism, meditation and the wonders of serenity” di Stephen Eskildsen; “Sitting in oblivion, the heart of daoist meditation” di Livia Khon; “ABC della pratica quotidiana taoista” di Vincenzo di Ieso (Li Xuanzong);“Daoist meditation theory” di Louis Komjathy; “Evidence for stages of meditation in early Taoism” di Harold H. Rhot.

Immagine: Wang Chongyang in meditazione

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