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Viaggio e guerra. Squarci di paesaggio


Cavalli morti a ogni passo, zampe all’aria, quasi fosse una guerra tra equini e non tra uomini, perché i cadaveri umani li seppelliscono subito. Città distopiche senza leggi, in attesa della riorganizzazione della società.

Continuiamo il nostro percorso, iniziato con la Germania post bellica vissuta e descritta da Stig Dagerman. Il resoconto di viaggio è inteso come funzione geografica e come ponte esperienziale fra uomo e spazio.

Esso è altresì fonte per la ricostruzione e la lettura di paesaggi bellici riconfigurati poi dal tempo e dall’uomo, in un processo di continuo palinsesto.

«Il paesaggio si fa sempre più cupo. Lontano, all’orizzonte, si levano colonne di fumo. Oltrepassiamo villaggi deserti e cascinali in fiamme. Superiamo campi di battaglia cosparsi di oggetti abbandonati, stazioni ferroviarie abbandonate, automobili ribaltate. C’è odore di polvere da sparo, di bruciaticcio, di carne in decomposizione. Ci imbattiamo continuamente in carogne di cavalli. Il cavallo -animale grande e indifeso- non è capace di cercarsi un riparo: durante i bombardamenti resta immobile, in attesa della morte. Troviamo cavalli morti a ogni passo: sulla strada, nel fosso, nei campi. Giacciono con le zampe in aria, quasi tendendo gli zoccoli a minacciare il mondo. Non vedo cadaveri umani: quelli li sotterrano subito. Solo carogne di cavalli neri, bai, pezzati, castani, come se la guerra in atto non fosse tra uomini ma tra cavalli, come se solo loro combattessero una battaglia per la morte e la vita e ne fossero le uniche vittime» (Ryszard Kapuściński, “Giungla polacca”, p. 13).

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Nel 1962 Ryszard Kapuściński, giornalista e corrispondente estero per l’agenzia di stampa polacca PAP, dà alle stampe il suo “Giungla polacca”, un percorso attraverso la condizione dell’entroterra rurale polacco fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.

Il passo scelto rappresenta l’incipit dell’itinerario. La Seconda guerra mondiale sin dal 1939 è piombata, improvvisa, sulle città e le campagne polacche, sfaldando il tessuto produttivo e devastando la vita delle comunità.

Il brano rievoca infatti le prime fughe, dopo i bombardamenti, dai centri abitati. Il paesaggio produttivo della campagna polacca ridotto a una distopia di rottami e macerie fumanti. I cavalli morti a migliaia, su cui l’autore si sofferma, sembrano dare, con immagini appassionate e terribili, la misura della devastazione.

Il cavallo rappresenta ancora la risorsa principale per la mobilità e la produttività agricola. L’immagine della carcassa colle zampe al cielo è allora il simbolo di un contesto socio-economico ribaltato.

«6 ottobre – Napoli odora di legno bruciato. Ovunque macerie – che in alcuni casi ostruiscono completamente le strade -, crateri di bombe e tram abbandonati. Il problema principale è l’acqua. Le due spaventose incursioni aeree del 4 agosto e del 6 settembre [1943] hanno distrutto tutte le condutture, e già dopo la prima è venuto a mancare il necessario approvvigionamento idrico. Per completare l’opera di distruzione degli Alleati, le squadre di guastatori tedeschi sono andate in giro a far saltare in aria tutto quanto di utile alla città ancora funzionasse. La grande sete collettiva di questi ultimi giorni è stata tale che, ci hanno detto, la gente ha provato a cucinare con l’acqua di mare, e sulla riva si sono viste famiglie intere accovacciate intorno a strani marchingegni, coi quali speravano di riuscire a distillare l’acqua salata per poterla bere» (Norman Lewis, Napoli ’44, pp.32-33).

Norman Lewis, nel 1944 organico al corpo della Field Security dell’esercito britannico, è nel napoletano nei giorni caotici della battaglia per la liberazione di Napoli e resta in città nei mesi successivi.

Il suo libro di memorie, redatto a mo’ di diario nel 1978, è una guida preziosa per leggere una città caratterizzata dall’assenza di leggi e ordine nei giorni successivi alla liberazione, fra la presenza ingombrante degli Alleati, gli espedienti della popolazione e la riorganizzazione della società.

Il paesaggio urbano di Napoli è descritto nella sua desolazione da un punto di vista privilegiato, un palazzo barocco del quartiere Chiaia, sede dei servizi britannici presso i quali Lewis presta servizio.

Immagine: https://www.pxfuel.com/en/free-photo-ejdyg – Rovine di Varsavia, 1945 (License to use Creative Commons Zero – CC0).

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