Sexting, il silenzio degli adulti. Cause e rimedi.


I centri antiviolenza hanno programmi per risolvere i problemi dei giovanissimi ricattati con foto e video di nudo in internet. Un problema che i genitori vogliono ignorare e che spesso anche le scuole preferiscono non gestire, limitandosi a etichettare i coinvolti.

Si parla e ci si preoccupa del bullismo, un po’ meno del cyberbullismo e zero assoluto del sexting.

Il sexting è molto praticato in quella fascia di età che va dai dagli 11 ai 18 anni e che coinvolge ragazzini di ogni ceto sociale dal nord al Sud Italia. Eppure se ne parla pochissimo. Ho iniziato a discuterne circa due anni fa, dopo un dialogo presso un bar con degli adolescenti.

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Alcuni di loro mi confidarono che si scambiavano foto e video con immagini esplicitamente sessuali, come un gioco, un modo per farsi accettate dal gruppo. I ragazzi ne erano orgogliosi, un po’ meno le ragazze.

Mi feci spiegare meglio in cosa consisteva questa pratica. In poche parole, si ritraevano nudi, o registravano video esplicitamente a sfondo sessuale. Poi inviavano questo materiale nelle chat dei fidanzati, delle amiche, o degli amici.

Compresi che oltre a un gioco, come loro lo definivano, vi era qualcosina in più. Ossia, incominciavano ad esplorare la loro sessualità attraverso la rete. Capii anche che la rete rappresentava uno schermo efficace alle fragilità tipiche di quell’età, a quel corpo che si trasformava e diveniva qualcos’altro.

Attraverso la rete era più facile accettare i cambiamenti e cercare di provare quella giusta accettazione del proprio corpo, che altrimenti non avrebbero potuto percepire guardandosi semplicemente davanti ad uno specchio. La rete diveniva catalizzatore e serbatoio comune di paure e ansie di corpi in trasformazione e nello stesso tempo, di accettazione e consensi. Per loro era una specie di prova di iniziazione alla sessualità.

Quando in un mio intervento da relatore, qualche tempo dopo, parlai del sexting, ebbi la netta sensazione che tra me e il pubblico calasse un sipario di silenzio, una palpabile disapprovazione.  

Comprendo che un genitore consideri e tratti il proprio figlio preadolescente come se fosse un perpetuo lattante, ma deve essere aperto e pronto ad una nuova realtà che oggi si avvera in rete.  I rapporti interpersonali evolvono in Internet in età precoce, pertanto sarebbe doveroso da parte dei genitori documentarsi sui rischi e sui pericoli legati alla situazione.  

Molte ragazzine che ho conosciuto sono state vittime del sexting ed intrappolate nella rete. Le foto di nudo che si erano scattate per il fidanzato, o per gli amici, magari in chat private, sono finite in uno spazio virtuale pubblico, visibile da un numero indefinito di utenti. Una di loro mi disse che era stata adescata e ricattata su un sito, grazie a delle immagini che la ritraevano nuda. Inoltre, foto e video simili, spesso, vengono pubblicate dagli amorosi gelosi, magari per vendetta o invidia.

Per lei fu un inferno. Non sapeva come uscirne, né con chi parlare. Se lo avesse fatto con i genitori, sarebbe finita solo con urla e ceffoni. Se ne avesse parlato con l’insegnate, probabilmente, l’avrebbe etichettata per il resto dell’anno scolastico come una poco di buono. Queste le sue paure. In quel periodo pensò addirittura di scappare, o uccidersi. Poi, grazie al prezioso consiglio di una persona, si rivolve a un centro antiviolenza e l’incubo finì.

Ma quante di queste ragazze, purtroppo, non incontrano quella giusta persona a cui confidare quanto sta accadendo loro? Moltissime. Il dramma si consuma nel silenzio. Gli adulti fanno fatica a parlarne e solo qualche scuola si sta attivando per affrontare seriamente questo tema.

Oggi la sessualità è vissuta in rete, come gioco, come iniziazione e questi comportamenti giovanili sono svolti nella totale inconsapevolezza dell’importanza e dei significati associati alla sessualità del loro percorso di vita.  

Essi sono dovuti anche ad una società contemporanea che offre messaggi conflittuali alle giovani donne. Da un lato vengono incoraggiate ad assumere ruoli di leader, a intraprendere professioni e a occupare posizioni che prima erano ad esclusivo appannaggio di uomini e ragazzi. Dall’altro, invece, lo scenario che domina la cultura popolare, che pone l’accento sulla commercializzazione della donna moderna, forte e sessualmente assertiva. Tutto ciò che è rappresentato attraverso l’industria cinematografica, televisiva e musicale, con forti messaggi di indipendenza sessuale, spingendosi oltre i confini sociali esistenti. Ciò potrebbe spiegare il desiderio in alcune ragazze a ritrarsi nude per imitare alcune celebrità considerate idoli.

La situazione non è dissimile per i ragazzi, in quanto, da una parte sono coinvolti in programmi valoriali con fiumi di parole sulla non violenza, sul rispetto dell’altro e tra i generi. Dall’altro, invece, lo scenario culturale che domina è quello che ho citato prima, cioè quello rappresentante “l’oggettificazione sessuale delle donne”, attraverso i canali di comunicazione della nostra epoca.

Pertanto, il maschio adolescente, che a quest’età sta cercando di affermare la propria virilità e il proprio potere, venendo a contatto con simili rappresentazioni “distorte” del femminile, introietta un modello comportamentale tipico di quella certa “cultura maschile che esercita il potere attraverso l’imbarazzo e la vergogna gettata sulla vittima definita “sgualdrina”. In età adulta questo meccanismo potrebbe sfociare in aggressione nella coppia amorosa, in molestie sessuali e in taluni casi estremi, con il femminicidio.

Così molti nostri adolescenti crescono nel silenzio degli adulti in un deserto educativo, che genera confusione e li spinge verso il rischioso territorio del sexting.

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