L’Homo Stupidus Stupidus ritorna alla realtà


Siamo moralmente disonesti, spinti da pulsioni di piacere e dall’illusione dell’onnipotenza. Uno schema tanto degli adulti quanto degli adolescenti e questo ci ha costretti alla zona rossa. Potrebbe nascervi una nuova comprensione del benessere comune? Riflessioni di una pedagogista.

Nel tragitto che percorro per raggiungere casa di mia madre, un silenzio ovattato incombe per la strada, strano e surreale. Lei è una donna di 95 anni, che dalla vita ha visto una guerra, il dopoguerra e i cambiamenti profondi avvenuti nella nostra società. Ogni pomeriggio attende il mio arrivo per raccontarle quello che succede fuori con il Coronavirus.

Cosa dovrei dirle di quello che vedo?  Che siamo tutti nella zona rossa. Che vi è il coprifuoco?  E lei capirà?  Probabilmente sì, in quanto ha vissuto la gioventù nel periodo del coprifuoco. E probabilmente no, non capirà nella semplice spiegazione della zona rossa come prevenzione contro il contagio, perché è una risposta che racchiude in sé una serie di riflessioni.  

Mi stringo il mio bel sciarpone sulla bocca e sul naso (non ho la mascherina, non ne hanno in farmacia, o se le hanno sono per gli immunodepressi. Hanno detto che anche la carta da forno è un buon materiale per fare le mascherine ed anche semplice da preparare, domani ci proverò.  

Intanto, cerco di stare quanto più distante possibile da ogni essere umano che incrocio, anche se a dir la verità è un semi deserto. Tasto nella tasca del giaccone se ho portato con me l’autocertificazione, eventualmente da esibire al controllo della polizia o carabinieri…  si ce l’ho.   Quasi un lasciapassare per raggiungere mia madre, che mi attende con ansia. 

Nell’altra tasca ho un disinfettante per le mani e penso che dovrò disinfettare anche il cellulare, meglio essere prudenti. No, non è amuchina. Quella roba non la trovi neanche a peso d’oro. Questo è un disinfettante generico, mi hanno detto che va bene lo stesso, speriamo.

Due ragazzini sul motorino mi hanno chiamata befana. Forse per come uso lo sciarpone. Meglio essere befana che ad essere attaccati a un ventilatore!

Intanto ritorno sui miei pensieri. Alle riflessioni su quello che è successo in questi ultimi giorni e mi ritorna alla memoria un libro che lessi tanto tempo fa di Vittorino Andreoli, “Homo Stupidus Stupidus. L’agonia di una civiltà”.

Ricordo una pagina in particolare, in cui l’autore, parlando della bellezza del nostro tempo, dice che è morta ed egli: «non è colpito tanto dalle mode degli oggetti, degli abitanti, quanto dalla bruttezza dei comportamenti, dalla banalità, che rappresenta l’antitesi della bellezza.  Sono colpito dalla volgarità dei gesti, dall’orrore della disonestà che, ancor prima di diventare gesto, è una mostruosa percezione della vita».

Ecco questa mostruosa percezione della vita! Forse è stata una delle tante cause a farci trovare nel punto dove siamo. Ricordo che abbiamo fatto degli slogan, nelle due realtà in cui viviamo (reale e virtuale) e campagne di sensibilizzazione per prevenire il contagio del Coronavirus. Da principio ci avevano detto che era solo una semplice influenza e noi abbiamo continuato la nostra frenetica e stressata vita con tanti impegni ricchi di eventi sociali.

Poi ad un certo punto… è successo l’inimmaginabile. Diffusione, contagi, morti. E tutti noi abbiamo avuto una strana percezione: eravamo diventati all’improvviso “mortali” e “fragili”. Eravamo in guerra, ma con chi? Qualcuno ci minacciava. Ed era il Coronavirus, piccolissimo invisibile virus.  Anche il nome “Corona” è tutto un dire… lascia molto all’immaginazione.

Il Governo centrale e quello regionale dapprima hanno richiamato i cittadini ad acquisire responsabilità e consapevolezza di norme e comportamenti da tenere per evitare la propagazione. Ma niente! Non vi è stato verso di far recepire il messaggio.  Quasi un delirio tra adulti e adolescenti ad infrangere suddetti divieti. Una forza misteriosa, quasi, che ci avvolgeva, ma non ci univa, ognuno era per sé stesso.

Mi chiedo ora, a distanza di giorni, se siamo: un popolo di dura cervice, o abbiamo in noi quella mostruosa percezione della vita dovuta ad una regressione primitiva dello schema pulsionale?

Credo più al secondo caso. Agiamo molto spesso sotto spinte pulsionali del piacere, dell’immediatezza, per soddisfare qualsiasi “voglia” del momento, accompagnando il tutto dal delirio di onnipotenza.    

Bauman avrebbe detto che siamo nella società liquida dei rapporti rarefatti e io aggiungo: del puro e bestiale individualismo… che oltre ad essere nocivo per il benessere della polis, per la società in genere, lo è per lo stesso individuo, in quanto sarà divorato, prima o poi, dalle pulsioni primitive.

Questo schema pulsionale lo si trova tanto negli adulti quanto negli adolescenti.

Sono quasi arrivata a casa di mia madre. Cosa le racconterò? Mi piacerebbe dirle che dalla zona rossa potrebbe nascere una comunità, con una nuova percezione di Umanesimo, dove il tratto fondamentale sarà l’altruismo, la comprensione, l’amore, il rispetto della vita per sé stessi e per gli altri, dove la bellezza e l’armonia si fonderanno per il bene della collettività. E’ un pensiero idealista? Ingenuo?

No, è solo una visione ottimista di una pedagogista cosciente dei cambiamenti epocali avvenuti in questi ultimi decenni nel campo dell’educazione. Partendo proprio dall’educazione con interventi mirati nelle sue svariate sfaccettature che si possono gettare le basi per un cambiamento.

Ovviamente questo può avvenire solo se vi è impegno, responsabilità, volontà, coerenza, sinergia con tutti i tipi di attori che fanno parte della società.

La zona rossa può divenire realmente un trampolino per il cambiamento per quel che è il nostro tempo e del tempo a venire.   

Ritorniamo alla realtà dell’essere umani

Immagine: Scott Warman su Unsplash

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