Vita di Peter Russell


Tra i più grandi letterati del Novecento. La lotta per l’amico Pound, il sodalizio con i poeti italiani e gli estimatori da tutto il mondo: «Ciò che conta adesso è la Poesia in cui il sentire è pensiero e il pensiero è un brivido di carcassa in cui accade la vita».

Peter Russell, nato a Bristol il 16 settembre 1921, è stato uno dei maggiori letterati inglesi della seconda metà del XX secolo, candidato al Premio Nobel per la Letteratura alla fine degli anni ’90, riconosciuto dalla critica letteraria ufficiale come “ultimo dei grandi Moderni”. Influenzato profondamente da William B. Yeats e grande amico di Thomas Stearns Eliot, nel dopoguerra si impegna con viva passione affinché Ezra Pound venga liberato dall’ospedale psichiatrico Saint Elizabeth di Washington dove era stato internato nel 1946 dagli Americani con l’accusa – totalmente infondata – di filonazismo.

E’ in questo stesso periodo che Russell conosce a Firenze, frequentando il celebre Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”, Montale, Quasimodo, Landolfi, Ungaretti, con i quali stringe un particolare sodalizio culturale e personale – infatti ospiterà successivamente e a lungo nella sua casa londinese lo stesso Quasimodo.

All’epoca ha già viaggiato in gran parte del mondo e studiato culture diversissime tra loro. Editore, dirige per molti anni a Londra la rivista letteraria “Nine”, pubblicando Eliot, Pound, Auden, Bigongiari e tutto l’Ermetismo italiano.

Nel 1964 si trasferisce a Venezia per restare accanto a Pound fino alla morte di quest’ultimo avvenuta a Venezia il 1 novembre 1972. Qui vivrà fino al 1982 quando decide di trasferirsi in Toscana nei pressi di Arezzo nell’ex mulino “La Turbina” che egli elegge a dimora definitiva e che non lascerà fino alla morte avvenuta il 23 gennaio 2003. Poeta coltissimo, ha pubblicato molti volumi di poesia, vinto innumerevoli premi letterari, inventato il poeta tardo-latino Quintilius, suo polemico alter-ego.

Irriducibile antiaccademico, pur essendo stato docente presso varie e prestigiose Università del mondo, è stato anche “poet in residence” più volte, studioso appassionato di lingue antiche e moderne, innamorato del Mito e della Natura, votato a Dante, a Petrarca, alla Bellezza, sempre critico nei confronti di ogni forma di potere e di ingiustizia sociale, politica e culturale.

Un numero incredibile di estimatori in tutto il mondo, dal più grande intellettuale al più ordinario degli uomini, costituiva un impressionante “indirizzario” che egli custodiva con cura suprema, quasi maniacale. A costoro ha scritto instancabilmente tutti i giorni, da essi corrisposto puntualmente e con appassionata dedizione, negli ultimi vent’anni della sua vita, ed inviato le sue produzioni tra cui “Marginalia” – rivista bilingue, aperiodica, stampata da lui stesso in modo artigianale e a proprie spese con inimmaginabile sacrificio – tra le pagine della quale si scorge il manifesto poetico di un intellettuale “irriducibile” nella sua idea di Poesia, di Bellezza e di Libertà.

In uno dei numeri di “Marginalia” egli scrive: «Ciò che conta adesso è la Poesia, la trasformazione della coscienza in Arte o in Amore. Ciò che conta adesso è la Poesia in cui il sentire è pensiero e il pensiero è un brivido di carcassa in cui accade la vita. Carcassa che circonda centro e circonferenza… ed è tuttavia mio centro e mia circonferenza, consustanziali come un sogno in cui la realtà sconfitta è precisa, ferma, inalterabile, perfetta».

Nota redazionale

Maria Pia De Martino, allieva del Russell e principale esponente della corrente russelliana in Italia, dopo questa breve introduzione concernente la parte “storicamente nota” della vita del suo mentore, svilupperà e pubblicherà una preziosa testimonianza sugli aspetti privati, arricchendo il personaggio di una profondità inedita, o di certo poco conosciuta oltre la cerchia degli amici intimi (link all’articolo “Peter Russell poetica di una vita“).  

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