Tarocchi – “Perchè vi è il papa vi debbe anco essere la papessa”


Da “bufala storica” per manipolazione politica, a Trionfo nei Tarocchi. Per quale motivo? Lo spiega Pietro Aretino (1543): è l’inganno creduto vero. Successivamente riceve altre interpretazioni

C’è da chiedersi come mai la parola ‘Papessa’ attiri tanto curiosità. In effetti ha qualcosa di esotico, di misterioso e di trasgressivo nel contempo per chi non conosce la storia della celebre Papessa Giovanna.

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Chi era costei? Innanzitutto, Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, nato nel 1421, una volta divenuto prefetto della Vaticana nella sua Storia dei Papi scrive di lei “dicitur femina esse”. Quindi una donna che sotto mentite spoglie di uomo sarebbe divenuta Papa, senza che nessuno si fosse accorto della sua vera natura.

Non solo il Platina la ricordò, ma fra i diversi altri documenti, anche un suo busto, che fa bella mostra di sé accanto a quelli degli altri Papi (ben 172) che corrono lungo tutta la navata centrale a metà della sua altezza nel Duomo di Siena. Senza contare le incisioni e le xilografie prodotte soprattutto dal XIII al XVI secolo, un vero merchandising promozionale del personaggio.

Le cronache quindi dicono che quella donna venne creduta assurgere al trono pontifico dopo la morte di Leone IV avvenuta il 17 luglio del 855. Ma poiché i documenti parlano, sappiamo che dopo poche settimane, precisamente il 29 settembre dell’855, venne eletto Benedetto III, che il Liber Pontificalis dichiarò degno del pontificato “Per la santità dei costumi più ancora che per la sua sapienza“. Quindi, niente Papessa.

Solo più tardi si comprese infatti che la storia della Papessa Giovanna era stata un’invenzione del mondo ortodosso ma antipapale, ripresa di seguito dai luterani come evidente prova della corruzione del papato, immagine di una Roma prostituta al pari dell’antica Babilonia. Una leggenda che diede adito a diverse caricature contro i pontefici.

Non staremo qui a riportare la leggenda di quella signora, reperibile ovunque. Il nostro interesse è invece evidenziare il motivo per cui venne creduta essere stata raffigurata nelle carte dei tarocchi.

Nel 1494 Jacques Philippe Forest (in realtà Jacopo Filippo Foresti) pubblicò un volume sulle donne celebri dal titolo De plurimis claris selectisque mulieribus (Su molte donne scelte e famose) e in tale occasione propose anche la vicenda di questa Papessa, riportando una sua illustrazione che venne assunta dai produttori di tarocchi e divenendo l’icona pressoché permanente di quel personaggio e di quella carta.

Oggi sappiamo che la Papessa, nell’ordine dei tarocchi, rappresenta la Fede. Una presenza che risulta in perfetta sintonia con la visione religiosa cristiana medievale della Scala Mistica, quale mezzo per giungere alla contemplazione di Dio.

A questo proposito così si esprime San Tommaso nella Summa Theologiae: «La perfezione della creatura ragionevole non consiste soltanto in ciò che le compete secondo natura, ma anche in ciò che le viene concesso da una partecipazione soprannaturale della bontà divina. Per questo abbiamo detto che l’ultima beatitudine dell’uomo consiste in una visione soprannaturale di Dio. Visione alla quale l’uomo non può arrivare se non come discepolo sotto il magistero di Dio, secondo le parole evangeliche “chiunque ha udito il Padre e si è lasciato ammaestrare da lui viene a me” (Gv 6,46). […]. Perciò affinché l’uomo raggiunga la visione perfetta della beatitudine, si richiede che prima creda in Dio, come fa un discepolo col suo maestro” e di seguito “Come sopra abbiamo spiegato, ciò che è indispensabile all’uomo per raggiungere la beatitudine appartiene propriamente ed essenzialmente all’oggetto della Fede […]”».

Se volessimo cercare di dare oggi un “volto” alla Papessa, chi crederemmo che ella potrebbe essere? Per soddisfare a questo interrogativo, niente di meglio che far ricorso a Pietro Aretino e alla sua opera Le Carte Parlanti, un dialogo fra le stesse carte e il loro cartaio, dove discutendo sui significati dei trionfi, le carte, al riguardo della Papessa, così si esprimono: “La papessa è per l’astuzia di quegli che defraudano il nostro essere con le falsità che ci falsificano“.

Detto in parole povere significa che la Papessa è posta a rappresentare coloro che imbrogliano attraverso parole e fatti ingannevoli, i quali vengono comunque recepiti come veri.

Non importa che chi bleffa sia donna o uomo: ciò che importa è che ci sarà sempre qualcuno che fa il furbo e degli allocchi pronti a credergli. Sembrerebbe una legge naturale. “Quindi vi è la donna, perché vi è l’uomo, vi è l’imperatrice, perché vi è l’imperatore; e perché vi è il papa vi debbe anco essere la papessa” (A. Bianchi-Giovini, Esame Critico degli Atti e Documenti relativi alla Favola della Papessa Giovanna, Torino, 1849, p. 2).

E così, poiché ci sono i furbi, ci devono essere per forza anche gli allocchi. Nihil in hoc mundo mutat. 

Immagine: La Papessa Giovanna, xilografia da Jacopo Filippo Foresti, De plurimis claris selectisque mulieribus, Bologna, 1494. 

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