Le radici storiche dei manga e il loro sviluppo in Giappone
Un viaggio tra arte, narrativa e influenze globali che continua a ispirare generazioni di lettori e artisti. Dai rotoli emakimono del periodo Heian ai blockbuster contemporanei, i manga hanno attraversato secoli di evoluzione, conquistando il mondo con il loro linguaggio visivo unico e una straordinaria capacità di adattamento culturale.
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L’ascesa dei manga come forma d’arte universale è una testimonianza del loro straordinario potere narrativo e della capacità di adattarsi a contesti culturali diversi. Sebbene profondamente radicati nella tradizione giapponese, i manga hanno saputo evolversi e conquistare un pubblico globale, diventando una delle forme di intrattenimento più amate e riconosciute al mondo. Questo successo non è solo il risultato della loro qualità artistica e narrativa, ma anche di dinamiche culturali e sociali che meritano una riflessione approfondita. Questa ricca tradizione narrativa è stata la base su cui i manga hanno costruito il loro percorso verso una dimensione globale.
Le origini dei manga possono essere rintracciate fino agli emakimono, rotoli dipinti risalenti al periodo Heian (794-1185). Questi rotoli narrativi erano utilizzati per raccontare storie attraverso una sequenza di immagini disposte orizzontalmente, spesso accompagnate da testi esplicativi. Un esempio celebre è il “Genji Monogatari Emaki”, una serie di rotoli che illustrano il “Racconto di Genji”, considerato il primo romanzo della storia. Gli emakimono rappresentavano un equilibrio tra testo e immagini che variava notevolmente da un’opera all’altra, adattandosi alle dimensioni e al ritmo della narrazione. Ad esempio, è interessante notare che nel “Genji Monogatari Emaki” alcune scene utilizzano colori delicati e sfumature per riflettere l’emotività dei personaggi, un approccio innovativo per l’epoca.

Uno degli esempi più significativi di emakimono è il “Chōjū Giga” (Caricature di animali), attribuito al monaco Toba Sōjō. Questo rotolo, risalente al periodo Kamakura (1185-1333), è noto per le sue raffigurazioni umoristiche di animali antropomorfi impegnati in attività umane come lottare, pregare e giocare. Secondo Kanta Ishida, autore della rubrica “Attraverso gli occhi di un Otaku” dello Yomiuri Shimbun, i quattro rotoli del “Chōjū Giga” sono considerati la prima forma di manga per la maggiore espressività, l’incisività dei volti, l’utilizzo di linee cinetiche e l’assenza di testo. Questa tecnica innovativa di raccontare storie attraverso immagini dinamiche ha influenzato profondamente lo sviluppo dei manga come forma d’arte visiva.
Mentre gli emakimono rappresentavano una forma iniziale di narrazione visiva, il periodo Edo (1603-1868) portò con sé un’altra significativa evoluzione nella cultura giapponese: i Kibyōshi. Questi libri illustrati non solo continuarono la tradizione di combinare testo e immagini, ma aggiunsero un tocco di satira sociale e umorismo, spesso con contenuti critici verso la società dell’epoca, preparando il terreno per i manga moderni. I Kibyōshi presentavano storie brevi e incisive, accompagnate da illustrazioni che rendevano la lettura più vivace e accessibile. Questa forma di narrazione visiva ha preparato il terreno per l’emergere dei manga come li conosciamo oggi, integrando elementi di critica sociale e umorismo che sarebbero diventati parte integrante dei manga moderni.

L’evoluzione dei manga continuò a essere plasmata da figure iconiche che introdussero nuove tecniche e stili. Tra queste, Katsushika Hokusai svolse un ruolo fondamentale, influenzando profondamente sia l’arte giapponese che quella occidentale. Fu lui a coniare il termine “manga” per descrivere i suoi schizzi e disegni casuali che pubblicò in una serie di quindici volumi a partire dal 1814 noti come “Hokusai manga”. La principale qualità di questi schizzi sembra essere proprio la casualità. Troviamo quindi in “Hokusai manga” un’enorme quantità di materiale, certamente istruttivo, ma disorganizzato, unito da varie intuizioni brillanti lasciate, però, alla discrezione dell’allievo che deve interpretarle da sé, senza alcuna volontà di classificazione logica o sistematica.

Questo fluire del disegno giorno per giorno, un trasporto e una curiosità che si proiettano nel mondo circostante senza un ordine precostituito, dimostra la grande importanza che l’immagine pittorica aveva non solo per i pittori dilettanti, ma anche per il pubblico generalista. Nonostante questa mancanza di sistematizzazione e soprattutto di qualsiasi spiegazione pratica, gli “Hokusai manga” ottennero un successo e una diffusione enormi, dimostrando l’ampio impatto di Hokusai non solo in Giappone ma anche in Europa, dove questi volumi ispirarono molti artisti del XIX secolo grazie alla loro esuberanza incontrollabile e agli spunti inesauribili di ispirazione. E in epoca contemporanea Jed Henry, con la sua raccolta Henry Manga, ha richiamato la tradizione degli “Hokusai manga”. Henry ha reinterpretato il lavoro di Hokusai attraverso una lente moderna, creando opere che fondono tecniche artistiche giapponesi tradizionali con temi e stili contemporanei. Questo approccio ha contribuito a mantenere viva l’eredità di Hokusai, dimostrando l’elasticità e la continua rilevanza dei manga nella cultura artistica globale.
Questo dialogo interculturale, già iniziato con Hokusai e il giapponismo, continua oggi grazie ai manga e ai loro adattamenti moderni. L’evoluzione dei manga verso la loro forma moderna può essere fatta risalire a diversi fattori chiave e a influenze culturali significative, che hanno trasformato questa forma d’arte in un fenomeno di massa. Uno dei momenti più cruciali nella storia dei manga moderni è stato la pubblicazione nel 1947 di “Shin Takarajima” (La nuova isola del tesoro) di Osamu Tezuka. Questo volume, venduto in oltre 400 mila copie, è spesso considerato il punto di nascita del manga moderno. Tezuka, con il suo “sistema di rappresentazione” simile a un anime e la sua “visione cinematografica”, ha rivoluzionato la narrazione visiva, creando una base che avrebbe influenzato il futuro dei manga. Negli anni successivi, i manga continuarono a evolversi, abbracciando una vasta gamma di generi e stili. Dai racconti d’avventura ai romanzi romantici, dai thriller psicologici alle storie di fantascienza, i manga iniziarono a rivolgersi a un pubblico sempre più diversificato. Generi specifici come il shōnen (rivolto a ragazzi), il shōjo (rivolto a ragazze), il seinen (per adulti) e il josei (per donne adulte) divennero parte integrante della cultura manga, ognuno con caratteristiche stilistiche e tematiche distintive.

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Saggista e produttore cinematografico, già docente. E’ attivo nel mondo delle startup quale advisor per Column, e membro del CDA per Freedom Waves, SurgiQ e Smart Sommelier. Ha cofondato la Undo Studios, per la quale ha gestito come direttore amministrativo il metaverso The Nemesis. In ambito cinematografico ha co-prodotto i film “Revengeance” e “La mafia non è più quella di una volta” e la webserie “Italica noir”, oltre ad avere collaborato con vari festival internazionali e tenuto seminari universitari. Come nipponista ha pubblicato le monografie “Per un introduzione sugli emaki”, “Evoluzione e rappresentazione del gioco del go”, “Lo scintoismo” e “Ukiyo-e: il periodo classico”.
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