Libera Ferragni


Chiara Ferragni è portavoce della classe imprenditoriale italiana, non della libertà. La sua prigione da 28 milioni di follower ne condiziona scelte, estetica e famiglia. I suoi sogni, purtroppo per lei, sono la sua realtà.

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Cosa fa pensare a Chiara Ferragni di essere libera? Probabilmente poter postare sul suo account Instagram le foto che vuole con le didascalie che preferisce. Ma chi guarda il suo profilo sa che ciò che pubblica è totalmente vincolato al capitalismo di cui lei è rappresentante passiva e per niente aggressiva.

Vestiti, nudità, amici, relazioni professionali, marito e figli… sono tutti accessori necessari da abbinare al suo conto corrente.

Questo fa di lei un’eccellente portavoce della classe imprenditoriale di questa nazione, ma non della libertà.

Lei è vincolata a produrre di continuo contenuti di scarso valore e prodotti di altrettanta scarsa qualità per non far perdere l’attenzione su di sé.

«Al mondo esiste una sola cosa peggiore dell’essere oggetto di conversazione, ed è il non essere oggetto di conversazione» 

scriveva Oscar Wilde per un Dorian Gray ossessionato dalla propria immagine.

La inter-dipendenza che lega Chiara Ferragni ai suoi, ad oggi, 28,6 milioni di follower, ai quali ogni giorno deve giustificare ogni sua scelta e mossa… è la sua gabbia.

Non è una stola di Dior a liberare Chiara Ferragni dal personaggio che probabilmente sognava di essere da bambina.

Jude Law in “The Young Pope” di Paolo Sorrentino elenca una serie di figure che sono le più importanti nei loro campi, perché nessuno di loro si fa vedere e nessuno di loro si lascia fotografare. Questa sarà la vera libertà di Chiara Ferragni.

Per ora, purtroppo, i suoi sogni di bambina, sono la realtà

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